L’importanza del Networking nel mondo del fumetto
- Costruire reti solide, non ragnatele -
Nell’immaginario collettivo, la
professione del fumettista è spesso associata alla solitudine e alla clausura:
una figura isolata dal mondo, immersa nel proprio universo creativo.
Mi spiace deludere queste aspettative, ma la realtà è un po’ più sfumata.
È vero che l’atto di realizzare
un fumetto richiede concentrazione e spesso si svolge in solitudine. Tuttavia,
ci sono altri aspetti fondamentali della professione in cui l’isolamento è
tutt’altro che utile. Uno di questi è il networking: la capacità di
costruire connessioni e relazioni con colleghi, editori, clienti e altri
professionisti del settore.
Più contatti significa più
opportunità. Più opportunità portano a più lavoro e più lavoro significa
accumulare esperienza e credibilità.
Nel mio caso, questo è un punto
dolente per diversi motivi:
- I social sono uno strumento utile per presentarsi al
mondo, ma non sono sufficienti. Inoltre, vanno usati con strategia: il
proprio profilo deve essere visibile, attivo, vivo. Interagire,
commentare, creare rete è fondamentale ed è proprio l’aspetto che curo
meno. Dedico gran parte del mio tempo alla creazione di contenuti e,
quando inizio a esplorare i profili altrui, rischio di perdermi e non
smettere più.
- Partecipare alle fiere aiuta? Non lo so. Sicuramente
comporta costi non trascurabili, soprattutto se il viaggio implica vitto e
alloggio. Ho partecipato a diverse fiere come visitatrice (e una volta
anche come espositrice), ma non ne ho ricavato molto in termini pratici.
Comincia a diventare frustrante.
- Durante quell’unica esperienza allo stand, ero poco
attiva dal punto di vista dell’interazione. Quando disegno vado in iperfocus:
il mondo esterno scompare, non riesco a gestire le conversazioni di
cortesia, non so improvvisare, ho bisogno di controllo. La mia RAM mentale
è limitata: se si sovraccarica, salta tutto.
- Eppure, se parlo di qualcosa che mi appassiona, posso
andare avanti per ore senza accorgermene. Anche questo è un problema:
serve equilibrio.
- Il punto chiave, quindi, è saper sfruttare le
situazioni: un’abilità che sto cercando di migliorare.
Tirando le somme: costruire
una rete di contatti è cruciale e me ne rendo conto proprio perché la mia
rete attuale è piuttosto limitata. È sicuramente un’area su cui lavorare di
più.
Tutto questo incide ancora di più
sulla mia attività da freelance, sia nella promozione dei miei servizi e
disegni in vendita, sia nella creazione di una rete solida di clienti.
Ne approfitto per ricordarvi che tutti i miei servizi sono consultabili sul mio
sito, mentre sul mio sito vetrina è possibile visualizzare i disegni
attualmente disponibili.
Una rete, però, non deve
diventare una ragnatela: qualcosa che si posa su progetti lasciati a
prendere polvere.
Fare fumetti richiede apertura, contatto col mondo, curiosità.
Chiudersi non fa bene nemmeno alla creatività.
Essere aggiornati su ciò che accade, avere spirito critico, sapersi orientare
nel caos culturale e persino gestire le proprie finanze è fondamentale, specie
in una professione così precaria.
A proposito di precarietà:
recentemente ho chiesto a ChatGPT un confronto tra la figura del fumettista in
Italia e quella in Francia.
Oltre a godere di maggiore riconoscimento culturale, l’autore di fumetti in
Francia ha accesso a vantaggi fiscali e previdenziali impensabili da noi.
In Italia, invece, la situazione
è drammatica. Ed è paradossale, considerando che siamo il secondo mercato
del fumetto in Europa.
Se siamo secondi, ma il divario
con la Francia continua a crescere, un motivo (o più di uno) c’è.
Forse ne parlerò in modo più approfondito in un altro articolo, ma ecco un
riassunto dei fattori principali:
- Maggiore riconoscimento a livello culturale;
- Inquadramento professionale dedicato;
- Politiche di sostegno pubblico (residenze artistiche,
ad esempio);
- Educazione e formazione nelle scuole e nelle accademie.
Finché in Italia non verrà
riconosciuto il valore reale del lavoro autoriale e creativo, costruire una
rete resterà un atto di resistenza, oltre che di sopravvivenza. Ma anche da qui
può partire un cambiamento.
In un mestiere già di per sé
fragile e precario, imparare a coltivare relazioni diventa non solo una
risorsa, ma una necessità.
Costruire una rete richiede metodo. Condividere idee è un buon inizio.
A presto.
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