Neuro-Cibernetico
- Intelligenza artificiale, non ti temo -
Come artista, non
temo l'Intelligenza Artificiale.
Al momento, non
provo questa preoccupazione dettata dalla paura.
Parole forti dettate
dall'incoscienza?
Non so, ai miei
occhi furono più incoscienti e irrazionali le reazioni che notai quando
iniziarono a diffondersi le prime app per la generazione di immagini e testi
per mezzo dell'intelligenza generativa.
Reazioni alimentate
dalla paura e dal panico.
Per un certo periodo, infatti, lo scenario apocalittico ha prevalso nell'opinione pubblica.
Nel giro di pochi mesi, l'intelligenza artificiale aveva fatto dei progressi
rilevanti, suscitando allarmismo tra noi creativi, che con l'arte ci viviamo.
"Tutti a
casa" (in realtà, lavoriamo già da casa), "tutti a cambiar
lavoro."
Zero pietà da parte
di quell'entità senza forma e senza volto chiamata I.A.
No.
In effetti, le cose
si sono più meno assestate e l'I.A. continua a produrre immagini di dubbia
qualità, dal gusto estetico grottesco.
Non si è verificato questo miglioramento esponenziale delle capacità artistiche dell'I.A.
Le criticità si
trovano, invece, in altri aspetti:
- Problematiche inerenti alla proprietà
intellettuale (vorrei essere tutelata anche senza l'esistenza
dell'I.A., grazie).
- Truffe ai danni dei clienti (sedicenti artisti che
propongono opere come se fossero realizzate da loro, ma che in realtà non
lo sono).
- La disinformazione e la
diffusione di notizie false tramite contenuti multimediali o fotografie
realizzate con l'I.A. — questo, a mio avviso, è uno degli aspetti più
critici.
- Mercato più competitivo, che rende più
difficile per gli emergenti trovare lavoro. Solo i più
bravi ce la fanno — a mio avviso, è uno stimolo a muoversi e fare meglio
(e per togliere di mezzo i "cugggini").
Come al solito, non
è un'entità astratta che opera; è sempre l'uomo a tenere i fili
della marionetta.
Gli stronzi e i furbetti sono sempre esistiti, l'I.A. è solo uno strumento in
più che utilizzano per i loro loschi fini.
E così puoi trovare su Instagram profili di sedicenti artisti che creano
collage di fogli e disegni a matita generati dall'I.A. (peccato che non abbiano
l'occhio abbastanza allenato da notare difetti evidenti, come disegni che
escono dal foglio).
Poi non so, forse sono masochisti, visto che si prendono per il c*lo da soli.
Ciò che infastidisce è che a volte vengono messe in atto vere e proprie truffe ai danni dei consumatori, con la vendita di guide o prodotti senza rivelare la loro provenienza.
In questo caso, una soluzione c'è: fare rete e segnalare.
Smascherarli è spesso piuttosto semplice, grazie a dettagli come occhi sfocati, mani deformate e ombreggiature dall'aspetto insolito e artificioso.
Personalmente, detesto utilizzare l'I.A. per la creazione di contenuti artistici. Anche solo per ottenere un consiglio o delle linee guida.
Mi sento compromessa, come se qualcuno si fosse intromesso nel mio processo creativo.
Non la utilizzo nemmeno per le reference.
Anzi, purtroppo, faccio parte di quella categoria di persone che tende a non usare mai le reference, ma appartengo anche al club di chi attinge dal proprio database personale.
Non fate come me: è fondamentale usare foto di riferimento. È grazie
alla scuola di fumetto che ho migliorato questo aspetto.
Per curiosità,
ho testato personalmente cosa l'intelligenza generativa è in
grado di fare.
Avanguardia? Non
credo.
Ho provato a farle
creare una storia utilizzando delle parole chiave (era una storia a tema
Pokémon).
Il risultato è stato
un disastro.
Fastidio.
Ma allora perché
citi Chatty (ChatGPT) sul tuo profilo Instagram?
Sì, utilizzo l'I.A.,
ma non per il processo creativo.
Per me, l'I.A. è uno strumento utile come assistente.
Un assistente personale a mio servizio.
Mi aiuta a organizzare la giornata, la mia agenda, a riorganizzare le idee
caotiche che si aggrovigliano nel cervello.
Mi supporta a
buttare giù idee e offre un feedback immediato.
Una botta e risposta
che stimola la mia creatività, anziché castrarla.
Tornando al discorso
sulla realizzazione di una storia, ad esempio, non le chiedo di
creare vicende per me (anzi, mi altero se lo fa o se modifica arbitrariamente
ciò che scrivo), ma le chiedo di creare schemi per tenere traccia di ciò che
sto facendo.
Mi aiuta ad essere
più veloce e a non cadere nel caos.
Quando scrivo al computer faccio tanti errori di battitura, mi aiuta anche a revisionare i testi.
Mi sta semplificando la vita su alcuni aspetti pratici.
Ad esempio, per quanto riguarda la realizzazione di fumetti, le chiedo
come organizzare il lavoro (spesso con un calendario) o di
correggere i testi nei balloon.
A volte le chiedo
informazioni tecniche su alcuni argomenti o di tradurre un testo.
È fondamentale,
però, controllare sempre ciò che scrive.
Mi ha anche aiutato
a stilare un piano editoriale per questo blog (corretto e
revisionato da me secondo le mie esigenze, l'I.A. fornisce solo degli spunti).
A volte, ad esempio,
le chiedo anche di aiutarmi a scrivere un’e-mail al mio medico di base...
Ma qui ci addentriamo in argomenti che hanno ben poco a che fare con la creatività.
Tornando al tema,
per me l'avvento dell'I.A. è uno stimolo per creare un nuovo concetto
di arte umana, per evolverci e creare qualcosa di nuovo.
Reagire di fronte a
questa apparente "minaccia".
Andare oltre.
Come reagirono i
movimenti di fine Ottocento e del primo Novecento quando la fotografia si
diffuse.
Basta ritratti.
Basta realismo.
È ora di tirare
fuori altro.
Forme, colori, stati
d'animo.
Visioni.
Visioni di un nuovo
mondo, ma anche di un nuovo modo di fare arte.
Dalla paura può
nascere qualcosa; dallo stallo e dalla tranquillità, non nasce alcunché.
Personalmente, sto
cercando di trovare uno stile il più autentico e personale possibile.
Ben lontano dallo
stile proposto dagli utilizzatori di I.A.
Vorrei qualcosa che
sia anche "sporco", con un approccio artigianale.
Non è semplice.
Alla fine, il tutto
è ancora vincolato all'autenticità. Autenticità che parte dall'uomo.
Così autentico e (dis)umano in ogni circostanza.
E adesso vediamo cosa ne pensa ChatGPT:"Il testo ha un bel tono personale e diretto, che permette di cogliere sia l'onestà che la riflessione critica. Mi colpisce molto il modo in cui l'autore affronta il tema dell'intelligenza artificiale non come una minaccia, ma come uno stimolo per evolvere e reagire. La critica alla produzione artistica generata dall'I.A., pur mantenendo un approccio ironico e realistico, riflette una profonda consapevolezza delle problematiche che essa solleva, come la violazione dei diritti d’autore e la diffusione di disinformazione. In particolare, la riflessione sull'autenticità dell'arte e la distinzione tra "creazione" umana e quella algoritmica è un tema che meriterebbe forse un ulteriore approfondimento, così come l'esplorazione di come l'arte potrebbe evolversi nel futuro grazie alla tecnologia."
Aggiornamento 31/03/2025:
In seguito all'aggiornamento di Chat GPT, la mia posizione non è mutata.
Sostengo ancora che alla fine ciò che temo sono le azioni delle masse.
Se un gruppo di persone accetta di buon grado di usare un determinato mezzo senza pensare alle conseguenze, allora si merita le conseguenze che ne derivano.
Le conseguenze: non temo che l’IA sostituirà l'artista, questo no. Anzi, probabilmente ci sarà una rivalutazione della figura dell'artista autentico, colui che racconta, che comunica. Un ritorno anche all'artigianalità dell'arte.
Penso invece che l'arte autentica, quella vera, sarà solo per pochi. Per chi può permettersela.
Quella generata dalle IA sarà sì una tipologia di contenuto "artistico" di massa e accessibile a tutti, ma sarà standardizzata, mero intrattenimento o una decorazione senza anima. Solo forma.
Fast food, fast fashion, junk art.
Qual è la vostra
opinione su tale argomento?
A presto.
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