Ascoltando l’album Vienna, visioni in note sintetiche

- Cosa resta di quella “Vienna”? -

Oggi mi è capitato di ascoltare, per l’ennesima volta, l’album Vienna.
Si tratta dell’album che contiene l’omonima hit degli anni ’80, ma anche brani come New Europeans e Western Promise.

Ciò che caratterizza l'album sono le attmosfere oniriche, un velo di nostalgia e una certa cupezza che permeano lo stato d’animo dell’epoca (no, gli anni '80 non erano solo consumismo, Vacanze di Natale a Cortina e capelli cotonati).

Le sonorità prendono origine da violini urlanti, chitarre ancora più strazianti, sinfonie sintetiche e ritmi incalzanti.

Ascoltandolo oggi, nel mio attuale periodo di vita e in questo particolare momento storico, mi appare come l’emblema di una gioventù ormai lontana. Quella generazione che, giunta alla maturità, sembra aver dimenticato sé stessa. Nel mentre noi Millennials (i figli) ne percepiamo solo l’eco, attraverso la musica che ascoltavano, vecchie fotografie o riviste ingiallite. Alla fine, loro sono quelli che oggi chiamiamo Baby Boomers.

Scoprii questo album quasi per caso su YouTube. Fu proprio il brano Vienna a introdurmi alla New Wave anni ’80.
Da allora sono passati quasi quindici anni. Non mi sembra possibile.
Non oso immaginare la nostalgia di chi quegli anni li ha vissuti in prima persona. O forse sì.

Nel 2022 ho avuto l’occasione di assistere a uno spettacolo live di Midge Ure. In scaletta, oltre ai suoi brani da solista, c’erano ovviamente quelli dei primi album dell’era "ureniana" degli Ultravox.
Il pubblico era pieno di sessantenni in pura contemplazione, estasiati, come se avessero appena compiuto un viaggio nel tempo.

Vienna, pubblicato all’alba degli anni ’80, non è altro che un tentativo di esplorare temi di alienazione, cambiamento culturale e ricerca di identità in un'Europa in piena trasformazione.

Cosa rimane di tutto questo? E di quei giovani che hanno visto il mondo plasmarsi nella direzione che ci ha portato fino a oggi?

Quella sera, in quell’ora e mezza, li ho visti.

La "nostalgia di epoche mai vissute" è proprio questo: qualcosa di non detto, né esplicito, ma che vive nei meandri più profondi della nostra psiche, tramandandosi di generazione in generazione e manifestandosi attraverso l'arte, i costumi e l'assetto socio-culturale.

Qualcosa di atavico vive in noi.


A presto.



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