Come sono arrivata fin qui (fare fumetti) - Parte 1

- Fare Fumetti -

Ho parlato del “perché” sono arrivata a fare fumetti, ma non ho parlato del “come”.

Lo farò in questo articolo, magari potrà risultare utile a qualche lettore che vorrà intraprendere il percorso per diventare fumettista o illustratore.

In principio era il diploma di Liceo Scientifico.

Perché scelsi questa scuola? Semplice: dall’età di 6 anni fino ai 16 avevo deciso che, alla domanda “Cosa vuoi diventare da grande?”, avrei risposto sempre zoologa e veterinaria. Alla fine, ci ho creduto anche io.

In seconda media, però, iniziai a pormi delle domande sulla scelta della scuola superiore, e la prima scelta ricadde sul… Liceo Classico. Confessai questa mia intenzione in un tema di seconda media. Stolta com’ero, mi chiesi: “Qual è la scuola considerata la più impegnativa di tutte nell’immaginario collettivo della media borghesia? Il Liceo Classico!”
La mia insegnante di italiano si alterò.
Sia mai che una ragazzina con voti mediocri* e socialmente inabile avesse la malsana intenzione di fare un liceo e, per di più, l’osannato e venerato Liceo Classico.

Cervello del passato: Ah… mi hai umiliata davanti alla classe? Sai cosa faccio? Mi iscrivo a una scuola considerata (da chi l’ha frequentata) una vera e propria carneficina: una di quelle scuole che, se arrivi alla fine, probabilmente avrai sviluppato un qualche disturbo a livello psichico. Sto parlando proprio di lui, il Liceo Sperimentale Progetto Brocca a indirizzo Biologico.

Un Liceo Scientifico sperimentale che approfondiva in maniera puntigliosa le scienze della vita, oltre a impartire una formazione licealetradizionale con l’aggiunta di materie per formare nuovi piccoli imprenditori luminari che avrebbero portato il paese a un fiorente progresso tecnologico e industriale (ah, no).

A quel punto feci alterare l’insegnate di matematica e biologia, ma poco mi importava. La mia scelta l’avevo fatta.

Inutile dire che, durante la serata dedicata all’orientamento, il consiglio di classe mi consigliò di optare per un istituto tecnico… uno a caso, purché rientrassi nella categoria che mi avevano assegnato.

Tutto ciò fu frutto di quell’associazione automatica fatta tra medie scolastiche e rispettive categorie di scuole superiori: il liceo per chi aveva una media alta, l’istituto tecnico per chi era mediocre ma troppo “imbarazzante” da presentare a un liceo, e i disgraziati tutti al professionale. Disgustoso, tutto ciò.

Nessuno dei miei insegnanti tenne in considerazione le mie capacità nel disegnare e creare storie (che, in realtà, era il mio modo di esprimermi, più che una vera e propria passione). Vi assicuro che disegnavo tanto, troppo. Inoltre, avevo iniziato a sviluppare una mia storia “seria”.
Solo un’insegnante, quella del laboratorio d’arte pomeridiano, mi consigliò di provare il Liceo Artistico (peccato che gli unici licei artistici più vicini fossero entrambi fuori provincia).

Ma anche se fosse stato in città, non avrei mai scelto il Liceo Artistico (e nemmeno lo sceglierei adesso, per altri motivi). Avevo preso la mia decisione da adolescente cocciuta: il disegno sarebbe stato solo un hobby.
Anzi, a un certo punto lo avrei anche abbandonato.
Ovviamente, al primo anno di Liceo Brocca fui bocciata. Tra il vivere male la vita scolastica, il cambio di ambiente e il fatto che ero perennemente distratta in classe, l’esito fu quello.

Nel corso degli anni, però, iniziai a mettere in atto una serie di strategie per sopravvivere, una di queste fu:

Abbandonare il disegno a scuola. Basta disegnare durante le lezioni.

“Ma io non ce la faccio ad ascoltare e basta, devo fare qualcosa!” Soluzione? Prendere appunti in maniera compulsiva.

Scrivevo pagine e pagine di appunti, che poi a casa sistemavo integrandoli con il testo dei libri. Così trovai un modo per studiare, in qualche modo.

Tornassi indietro, rifarei questo liceo, nonostante le mille difficoltà (tanto le avrei trovate anche in altri indirizzi).
Questa scuola mi ha aperto in due il cervello (in senso positivo) e mi ha fatto capire concetti veramente importanti, ad esempio l’importanza del metodo scientifico e del ragionamento logico.

Ovviamente, la parte creativa e artistica ne risentì parecchio. Infatti, mi autoconvinsi di togliere di mezzo questo “mezzo di comunicazione” della mia psiche.

Arrivò il fatidico momento: la scelta dell’università.
Un momento delicato, tra il delirio pre-esame di maturità, il cervello con 25.000 stimoli, l’ansia di fare quella scelta che determinerà il tuo destino da qui fino alla fine dei giorni (spoiler: non è vero).

Che faccio? Chi sono? Boh. 

Sentiamo i pareri altrui, dicono che sia importante il confronto con gli altri:

“Scegli l’università con più sbocchi lavorativi.”

“Scegli questo, mi sembri adatta” (senza sapere nulla di me).

“Non scegliere quello, dicono che poi i laureati in questa disciplina vanno sotto i ponti.”

Quello dell’Università fu un orientamento davvero inefficace. Tutto circoscritto all’offerta presente sul territorio e ai corsi di laurea “tradizionali”. Non furono menzionati percorsi alternativi, né percorsi all’estero, né accademie di Belle Arti (o almeno, non che io ricordi).

Però… quando prendevo il bus per tornare a casa lo trovavo tappezzato di pubblicità della Scuola Internazionale di Comics.


Cervello del passato: “Davvero esiste una scuola dove ti insegnano a creare fumetti? Impossibile. E poi ho chiuso con quelle cose. Sono ormai adulta e devo pensare a cosa fare da grande.”

Cervello attuale: “Ahahahaha.”

Meglio iscriversi a una facoltà a caso, no? Mica ho problemi a studiare qualsiasi cosa mi venga proposta? Nooo.

Così iniziò un lungo periodo senza senso (se non ho un programma, una visione coerente, non funziono più). 

Ma nel 2016 iniziai di nuovo a disegnare. (Ne ho parlato in questo articolo).

Come sono passata da studentessa universitaria senza meta e fuori corso a ribaltare tutto e crearmi un profilo professionale nel fumetto?

Ne parlerò nel prossimo articolo del sabato, nella rubrica dedicata alle esperienze e ai consigli sulla professione di fumettista (tra un mese circa, secondo il calendario).

Link alla seconda parte

La pubblicità di quella stessa scuola di Comics mi ha accompagnata anche nei viaggi durante l'università, anno 2018.


A presto.

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